Il fascino discreto del Coronavirus, Micromega

Partiamo dal presupposto (doloroso presupposto) che con il Covid-19 saremo costretti a convivere per parecchio tempo. E dalla pressoché assoluta certezza (dolorosissima certezza) che il virus ci darà ancora parecchie gatte da pelare. Proprio perché ospite indesiderato ma durevole – di quelli, per intenderci, che si trattengono fastidiosamente oltre la mezzanotte e non comprendono i segnali di irritazione e stanchezza che lancia il padrone di casa – Sars Covid va aggredito non solo con le prioritarie armi della medicina e delle strategie sanitarie, ma anche, il prima possibile, con gli strumenti della critica (chiamiamola così per capirci) filosofica. Ragionando, fuori e al di sopra della contingenza dei ricoveri e delle mascherine, sulle nostre reazioni e sull’impatto che il virus sta avendo sulle vite dei gruppi umani forse saremo in grado di fare progressi non solo sui fondamentali versanti epidemiologico e farmacologico, ma anche da un punto di vista intellettuale e culturale. Non è detto che sapendo e capendo di più si stia meglio – “chi aggiunge conoscenza, aggiunge dolore”, ha detto qualcuno – ma dato che abbiamo la bici (cioè un cervello discretamente sagace), allora pedaliamo.

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