La scuola a pezzi, Micromega del 17 ottore

Quand’è che è cominciato tutto? Quand’è che la scuola, e i percorsi formativi di ciascun giovane, dalla prima infanzia fino all’età universitaria e oltre, quand’è che tutto questo è andato trasformandosi in un tumultuoso e torrenziale flusso di aspettative e delusioni, protagonismi e conflitti, capace di coinvolgere in modo totalizzante e di travolgere in forma irreversibile la serenità delle famiglie, la linearità delle relazioni fra adulti, persino le amicizie? E di chi è la colpa, a chi è imputabile la responsabilità di aver reso l’esperienza scolastica delle nuove generazioni un groviglio di tensioni micro-comunitarie, quando non un affare di stato, fatto di protocolli firmati, patti formativi e ricorsi, polemiche e carte bollate come se piovesse? Vivo la scuola da due punti di osservazione diversi, agli antipodi, ma per certi aspetti complementari: insegno, e contemporaneamente sono genitore di una novizia della scuola media. E attorno all’esperienza (ricca ma in sé banale) dei ragazzi ai quali tento di insegnare Italiano e Storia, ma allo stesso tempo attorno ai percorsi di apprendimento di mia figlia come dei suoi compagni, vedo confluire, ogni giorno di più, interessi soverchianti, passioni sovrumane, veri e propri campi di forza psicologici e sociali che non hanno quasi nulla a che fare con – semplicemente, come avviene da secoli – l’imparare e il crescere intellettualmente dei nostri giovani. 

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