Un Calcio per finta, Micromega

È ripreso il Calcio (con la maiuscola, in quanto nome proprio di religione di massa), e questo significa, per i tre quarti almeno del corpo sociale nazionale, che tutto è tornato normale, e che tutto, alla fine, è andato bene. Certo, per quelli come me, che sono cresciuti a pane e pallone (televisivo e dal vivo), l’effetto straniante delle partite senza pubblico, e prive dell’intensità fisica e agonistica delle competizioni che si rispettano, è difficile da metabolizzare. Ed è chiaro, senza voler fare i fighini o i puristi, che quando incappiamo in robe come il finto pubblico sventolante finte bandierine targate (vera) Coca-Cola, stile finale di Coppa Italia fra Juve e Napoli, il disorientamento diventa conato e disturbo gastrico: hai voglia a dire che rispetto alla situazione di qualche settimana fa tutto quello che ci viene elargito, repliche di Spagna ’82 o di Italia-Germania 4-3 comprese, è oro che cola. Come sempre, tuttavia, anche negli scenari più mesti e apparentemente depressivi, come questo in cui ti viene il groppo in gola a vedere le immagini degli spettatori cartonati o in diretta streaming da casa al posto delle tifoserie tradizionali e in carne ed ossa, anche in questi contesti tristanzuoli, dicevo, c’è sempre, a saper vedere le cose con giusto spirito di osservazione, un margine di insegnamento.

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