Una renna a Ganaceto, Micromega del 23 gennaio

L’ altra mattina ho rifilato una ramanzina da insegnante un po’ parruccone a uno studente che durante l’interrogazione del proprio compagno compulsava distrattamente il manuale di scuola guida (non si fa!). Tutto l’anno scolastico conclusivo dei percorsi quinquennali superiori è, per la verità, contrassegnato da questa presenza sotterranea, l’esame per la patente, che ha nella percezione dei ragazzi un’importanza né inferiore né superiore, semplicemente diversa, rispetto a quella dell’esame di stato. “Cannare” la maturità significa incorrere nelle dure reprimende dei genitori e dei professori, perdere addirittura un anno di scuola, o alla meno peggio uscire con il fardello di un voto miserrimo che complicherà nei secoli dei secoli la presentazione del proprio curriculum vitae. Sbagliare l’esame di guida, molto più prosaicamente, significa fare una figura da sfigati davanti all’opinione pubblica (mondiale) e precludersi lo strumento elettivo di emancipazione, l’automobile. Punto. La distanza temporale mi impedisce di ricordare con sufficiente distinzione, se non per aneddoti, le vicende del mio corso di guida, teorico e pratico, e del conseguimento della patente. Lo dico con un lieve tremolio della voce: sono passati trent’anni. A maggior ragione, proprio per questa ormai remota cronologia non ho la minima idea di come vengano impartiti e valutati, oggi, insegnamento e addestramento automobilistici per gli aspiranti patentati. L’unica cosa che mi viene da auspicare, da non addetto ai lavori, è che venga dato sufficientemente rilievo, nelle istruzioni ai futuri driver, al controllo e alla gestione delle infinite stimolazioni, uditive ma per lo più visive, che contrassegnano e rischiano di compromettere la guida dell’automobilista contemporaneo. Inutile tornare sull’annoso, e per certi versi drammatico, tema dell’abuso dei dispositivi elettronici al volante, che secondo le statistiche rappresenta ormai il principale motivo di incidentalità e di corrispettiva mortalità sulle strade, non solo nel nostro paese. Una questione laterale, e per questo a mio parere un po’ sottovalutata, è piuttosto quella della cornucopia di suggestioni oculari che stressano il guidatore odierno. Noi che viviamo nella pianura padana probabilmente non ce ne accorgiamo neanche, nel senso che siamo totalmente organici ad un ecosistema visuale in cui la cartellonistica pubblicitaria e le insegne delle fabbriche e degli esercizi commerciali, aggiuntavi una miriade di divieti, prescrizioni e raccomandazioni di ogni genere, riempiono e ingolfano il nostro orizzonte percettivo in ogni momento della guida senza ormai disturbarci più di tanto.

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