VaffanSiri, Micromega del 31 ottobre

Non serve essere degli analisti dell’Istat per cogliere, nelle strade e sui posti di lavoro, nelle scuole come nei condomini, una tendenza di fondo che vede, qui da noi come altrove, aumentare esponenzialmente, di anno in anno e di giorno in giorno, la piccola, occasionale, soprattutto futile, conflittualità, per lo più verbale, spesso anche gestuale, fra estranei. L’osservazione non è in contrasto con la diminuzione, salutare anche se spesso ignorata dai grandi mezzi di comunicazione, della criminalità vera e propria, cioè con il fatto – empirico e statistico – che gli Italiani, oltre che mangiare con le posate e fare i propri bisogni in luoghi preposti, tendono, da quando pochi decenni fa hanno scelto la strada della civilizzazione, ad ammazzarsi, accoltellarsi o anche semplicemente picchiarsi di meno. Diciamo che in un contesto comunitario sempre più contraddistinto dal contenimento degli istinti bestiali, quelli omicidi e di sopraffazione assoluta, sono andate crescendo, in maniera inversamente proporzionale, la nevrosi e l’insofferenza per i comportamenti degli altri, l’ostilità sotto traccia, il conflitto a bassa intensità, per cui il non dare spazio sul marciapiede è un affronto, alla cassa del supermercato bisogna scongiurare qualsiasi movimento tacciabile di oltraggio alla fila, ogni parola lievemente sopra le righe, anche se detta nell’idillio di un pranzo domenicale, viene sovradimensionata e strumentalizzata, e tutti si sentono quotidianamente vittime di immani e capillari soverchierie. 

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