Parchi e perché: l'opinione di Lucia Verrini

Che l’attuale Amministrazione comunale abbia qualche irrisolta antipatia verso la questione parcheggi, è ormai storia slittata agli onori delle cronache a quasi barzelletta di paese: negli anni l’esigenza sempre più acclamata di adeguati posteggi per chi volesse raggiungere in auto il centro storico è sempre stata trattata quasi come un capriccio di coloro che non vogliono farsi i tanto salutari e osannati “due passi” per raggiungere la piazza, senza mai davvero prendere in considerazione che chi protestava contro non solo una mancanza di implementazione, ma addirittura una riduzione di quelli esistenti, lo facesse mosso da una vera esigenza, sia che si trattasse del fruitore finale (il comune cittadino che a qualsiasi titolo voglia/debba andare in centro, incluso chi vi risiede e chi vi lavora) sia di chi ne trarrebbe un vantaggio anche solo meramente economico (commercianti ed esercenti). Praticamente chi lamenta la comprovata difficoltà di trovare in modo semplice, veloce, comodo e magari economico un parcheggio, è un pigro inquinatore che non apprezza la bucolica esperienza di parcheggiare alle piscine per andare a ritirare una raccomandata in posta passeggiando sull’alberato boulevard di viale Peruzzi, magari in orario di uscita delle scuole, per vivere l’esperienza di trovarsi nel traffico e nello smog di Bangkok senza uscire da Carpi. In ogni caso, l’annosa tematica è stata ripresa e sviscerata in talmente tante occasioni e sotto così tanti aspetti che è quasi comico doverla riprendere. segue 

Quello che invece è sempre parso un argomento molto amato dai vertici cittadini è quello dei parchi e del verde pubblico, terreno di gioco in cui è oggettivamente facile vincere, perché sfido chiunque a dirsi contrario alla creazione e valorizzazione di quelli che restano ormai i soli polmoni verdi disponibili. Pensavo fosse facile non solo impiegarli come baluardi da propaganda e cardini da programma elettorale, ma anche inserirli in una visione concreta e a lungo termine per la città. Credevo, cioè, che fosse semplice tradurre in applicazioni pratiche quelle che possono essere le esigenze, le richieste e i desideri di una città medio grande nell’utilizzo dei più o meno grandi spazi verdi pubblici che Carpi ha a disposizione, in aggiunta al neonato Parco della Cappuccina, annunciato tra i fiori all’occhiello del quasi terminato mandato elettorale Bellelli-bis.

Nello specifico, i principali parchi di cui Carpi può vantarsi sono tre, in concomitanza dei macro quartieri in cui si può dividere la città: Bollitora, Parco della zona Magazzeno, per le due estremità cittadine, e Parco delle Rimembranze che è insieme a quello del cimitero il parco centrale. La Cappuccina penso meriti una trattazione a sè stante, sia per genesi che per anzianità, essendo stato inaugurato in pompa magna meno di un mese fa. Nei due parchi più periferici (Bollitoria e Magazzeno) si può intuire un utilizzo che in qualche modo voglia strizzare l’occhio, seppur alla lontana, alle idee di parco urbano o giardino pubblico che caratterizza le grandi città, e non sto parlando di Central Park a New York, basterebbe prendere spunto dal Parco Urbano di Correggio. Qui si trovano comunque qualche postazione, non proprio all’avanguardia, che può essere utilizzata per il fitness; ci sono le giostre per i bambini discretamente tenute e nella bella stagione anche la postazione delle reti elastiche, che richiamano ogni pomeriggio moltissime famiglie con bambini, grazie anche alla possibilità di organizzare piccole feste di compleanno, all’aperto e a costo contenuto. I due parchi mi sembrano quindi nettamente migliorabili ma tutto sommato accoglienti ed efficaci, con alcuni servizi come lo sgambatoio per cani, la giostra con la carrucola e il campetto da basket presenti al Bollitora, non grandi opere pubbliche ma, insomma, apprezzate e apprezzabili. Invece il Parco delle Rimembranze, meglio noto come Parco dell’Ospedale, è forse il simbolo della mancanza di visione e della lontananza dalle reali esigenze dei cittadini che in più occasioni chi governa la città non ha mancato di dimostrare. Il parco in oggetto, infatti, si presterebbe quasi naturalmente (per posizione e conformazione) a diventare un parco, ad esempio, dedicato all’attività sportiva ed atletica (anche in considerazione del claim “Carpi città dello sport” che in realtà non ha mai trovato riscontro nella realtà delle cose): poco ci vorrebbe ad “ufficializzare” il percorso ad anello che contorna il  parco e che ogni giorno da sempre viene utilizzato cme circuito per il footing, magari tinteggiandolo in modo che rimandi alle vere piste di atletica, segnando con davvero una minima spesa delle linee di partenza e con i relativi arrivi a diverse distanze, oppure installare in una delle tante aiuole in ombra una semplice postazione per il fitness, una di quelle strutture con le parallele e gli anelli. Sono soluzioni di bassissimo impatto economico e ambientale e che non necessiterebbero di una manutenzione particolarmente frequente o impegnativa. Il vero punto di svolta però sarebbe quello di impiegare la grande pista che sorge nel mezzo del parco, che una volta era adibita almeno a scarno campo da basket, e che ad oggi, dopo una lunga e certamente non gratuita ristrutturazione che ha impedito anche di montarvi la pista di pattinaggio invernale o le reti elastiche migrate di conseguenza in altri lidi, risulta come una gettata di cemento, inadatta persino a pattinarvi perchè troppo liscia e quindi scivolosa, che attualmente ha una destinazione d’uso non chiara, salvo essere illuminata anche di notte ed impiegata anche nottetempo per giocarvi a cricket, almeno quello. Non era possibile rimontare di nuovo i canestri per il basket e magari un paio di porte da calcetto, per renderla il più possibile polifunzionale? Quella pista non vede il suo maggiore (anzi, unico) momento di gloria una volta all’anno in occasione del torneo Carpi Madness, in cui vengono addirittura montate le tribune per assistere al torneo di pallacanestro? Sarebbe così utopistico lasciare quella impostazione così montata in modo permanente, da poter essere utilizzata il più possibile? Non sarebbe un primo passo per rendere davvero attrattivo e vivibile il Parco delle Rimembranze al pari di quello del Cimitero, dove la presenza del bar Garden crea atmosfere e presenze che ambiziosamente ricordano i “veri” parchi?