Partiti: virus e sconfitte non dovrebbero indurre ad abbassare i toni?

di Rossano Bellelli*

Domenica sera, mentre ascoltavo la relazione del Presidente del Consiglio Conte ho pensato alla mia città e a tutto quello che è accaduto negli ultimi quindici mesi qui a Carpi. Ho riflettuto sullo “scandalo” che ha coinvolto assessori comunali, il sindaco Bellelli, il vescovo Cavina e altri personaggi: quasi diecimila intercettazioni telefoniche, pagine e pagine sui quotidiani locali e nazionali, un articolo del settimanale l’Espresso dal titolo “Carpi Gate”. Di fronte alla situazione che si è creata con il diffondersi del Coronavirus anche qui a Carpi negli ultimi tre mesi, tutto il resto dovrebbe passare in secondo piano e i protagonisti della vita politica e sociale della nostra città potrebbero abbassare le polemiche, collaborare per quanto possibile tra di loro e smetterla di polemizzare su tutto quello che accade in Consiglio sulla nostra sanità, sulle delibere della Giunta, sul lodevole lavoro quotidiano di informazione del sindaco Alberto Bellelli. Quasi un anno fa la polemica tra i partiti era al massimo livello in vista delle elezioni amministrative che diedero un risultato chiaro con l’elezione del candidato di centro sinistra con oltre il sessanta per cento dei consensi e una maggioranza in Consiglio comunale di sedici consiglieri su 24. Un osservatore di lungo corso pensa che per un periodo di tempo la battaglia delle minoranze si attenui anche per riflettere su una sconfitta non forse prevista. Invece no. Tutto ricomincia come prima e più di prima: un buon bilancio preventivo del Comune viene criticato e bocciato, si criticano opere stradali di cui tutti dovrebbero essere contenti, vengono approvate delibere ferme da anni, interrogazioni su tutto e poi la polemica sulla questione Aimag/Unieco che porta il sindaco Bellelli alle dimissioni da presidente del Patto di Sindacato dei Comuni soci di Aimag. Sull’argomento mi pongo una sola domanda: un sindaco che deve prendere una importante decisione sull’acquisto di una società da parte di Aimag e si trova di fronte al voto contrario dei suoi sindaci revisori e al parere negativo del suo Segretario generale cosa dovrebbe fare? In piena crisi Coronavirus le minoranze polemizzano, ancora una volta, sul Ramazzini: erano contrarie alla realizzazione di un nuovo ospedale prima della metà di febbraio, protestano ora per le probabili carenze del Ramazzini di fronte alla pandemia scatenata dal Covid 19. Mettiamoci d’accordo, dovrebbe dire qualcuno della minoranza che, oltre tutto, fa parte di un partito che appoggia il governo Conte. Invece no. Mi viene una domanda semplice semplice: se un partito o una lista civica hanno perso clamorosamente le elezioni amministrative del giugno scorso perché continuare sulla stessa strada senza riflessioni di sorta? Oltre tutto il clima sociale creato dall’esplodere della pandemia dovrebbe unire, non dividere. È vero, però, che l’atteggiamento della gente che si individua sui social è molto spesso in linea con quella, dura e conservatrice, dei partiti che non governano né a Carpi, né in Regione, né a Roma. Un caso, incredibile, è stata la grossa polemica sulla ricorrenza del 25 Aprile, giorno fissato per la fine della “guerra di liberazione”, che è diventata Festa nazionale con legge del maggio 1949 presentata da Alcide De Gasperi, primo Presidente del Consiglio eletto dal Parlamento italiano dopo la fine della seconda guerra mondiale. Dopo il discorso del presidente Conte di domenica scorsa con, per ora, poche aperture e molti punti interrogativi sull’inizio di molte attività ritenute ancora pericolose per il rischio, secondo gli esperti, di una seconda ondata di contagi del maledetto virus che ha fatto tanti morti e tanti guai nella società italiana l’interrogativo, molto complesso, è: meglio rischiare, come è già successo da febbraio in Lombardia con tutto quello che abbiamo visto, oppure è meglio procedere secondo le direttive degli esperti?

 

* fondatore della lista civica Carpi 2.0

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