di Vanel Salati (Ekoclub Carpi)
Negli anni Sessanta, tutti i nostri fiumi e canali pulsavano di vita acquatica, il Secchia come il Cavo Lama erano balneabili, i Carpigiani vi pescavano e vi si tuffavano dai ponti. Nel 1976 il cantautore sassolese Pierangelo Bertoli, cogliendo la nascente consapevolezza ambientalista, scrisse “Eppure soffia” che iniziava così: “L’acqua si riempie di schiuma, il cielo di fumi, la chimica lebbra distrugge la vita nei fiumi…”. Erano bastati poco più di una decina d’anni di una disordinata industrializzazione e già erano evidenti gli effetti della contaminazione dell’acqua. L’antropizzazione selvaggia prodotta dal boom economico, diede un duro colpo alla vita acquatica che però resse l’urto: fossi, canali, risaie e il territorio rurale tutto fungevano ancora da depuratore naturale. L’ecatombe per le specie acquatiche è arrivato quando all’inquinamento industriale e urbano si è sommato quello prodotto dall’agricoltura.