«I topi ci sono, a Carpi: manca il pifferaio». La frase, colta al volo in un bar, potrebbe essere intesa in vari modi. In positivo, nel senso che quanto meno non corriamo il rischio che qualcuno, sulle note ammalianti di un piffero, ci accompagni ad annegare tutti nelle acque della Lama. O in negativo, come sfilacciamento dello spirito di appartenenza, come tramonto di ogni simbolo o segno o persona nei quali identificarci come comunità.
Trasferiamoci a Roma, per valutare l’efficacia della proposta del Movimento 5 Stelle di tagliare l’indennità dei deputati. A guardare gli specchietti proposti dai quotidiani si nota che, a fronte del dimezzamento da 5 mila a 2 mila 500 euro netti mensili dell’indennità, restano invariati per un parlamentare non residente a Roma il rimborso spese (3 mila 690 euro), il rimborso viaggi (1.330) e il rimborso telefono (cento euro), che insieme danno la somma di 5 mila 120 euro, più o meno equivalenti all’indennità. E se partissimo da qui, per i tagli?