Auto che vanno strutture sanitarie che vengono

Modena – Per il futuro della Maserati il dado è tratto. Lo ha confermato il grande capo della Fca Marchionne durante la recente visita a Modena. Di fatto il trasloco del marchio del Tridente a Grugliasco è già avvenuto e lo stabilimento di viale Ciro Menotti è adibito alla costruzione di modelli Alfa Romeo. Pronunciate le due sentenze, l’amministratore delegato della Fca si è messo al volante della sua Ferrari e se ne è andato. Poche ore dopo è scattato il primo sciopero. Lo ha indetto la Fiom Cgil. Dalle sedi degli altri sindacati non sono uscite dichiarazioni. Come mai? Protestare è inutile. La partita è persa già da tempo. I messaggi di solidarietà inviati da politici di varie estrazioni? Tutte belle parole ma prive di un peso specifico. Sono i consueti messaggi di cordoglio. Il siluro lanciato da Grugliasco in direzione dello stabilimento modenese non è stato il primo. Sulla casa del Tridente ne erano arrivati altri. 

Il più fragoroso era stato quello partito dalla Francia con il marchio Citroen. Nel 1968 la casa d’Oltralpe aveva acquistato la Maserati. Gli occupati erano triplicati. Da 350 o giù di lì a più di 900. Dovevano produrre auto con un motore speciale. Era stato un flop. La nuova arrivata non aveva incontrato il favore dei mercati e dalla Francia era arrivato l’ordine di chiudere bottega. L’ordine era stato eseguito con una procedura incredibile. Una mattina gli operai avevano trovato le porte sbarrate. La notte precedente i dirigenti erano fuggiti. “Si sono comportati come i colonialisti”, era scritto in un documento sindacale. Il sindaco Germano Bulgarelli e il presidente della Camera di commercio Dario Mengozzi si erano mobilitati per salvare il salvabile. Il Ministro dell’Industria Carlo Donat Cattin aveva trovato una soluzione. Il pacchetto azionario era passato per il 60 per cento alla finanziaria pubblica Gepi e per il 40 al costruttore italo-argentino Alejandro De Tomaso. Ma anche gli obiettivi fissati dalla nuova gestione non erano decollati e le incognite erano rimaste fino a quando la Fiat, già proprietaria della Ferrari, aveva aperto i cordoni della borsa. Passo dopo passo, il seguito del racconto arriva ai giorni nostri.

Chiuso il capitolo delle auto, apriamo quelli della solidarietà e della salute. A breve distanza dal Policlinico è sorta la Casa di Fausta. La struttura, intitolata alla professoressa Fausta Massolo, è stata finanziata dall’Associazione sostegno ematologia oncologica pediatrica. Caratteristiche e finalità sono state illustrate durante la cerimonia inaugurale. La casa ospita famigliari di bambini in cura al centro oncologico modenese. Genitori arrivati da città lontane per assistere i loro figli sono accolti in appartamenti. In più dispongono di una biblioteca, di una palestra e di un parco. 

Occorrerà invece più di un anno per costruire la prima Casa della Salute (nel disegno). Ne usufruiranno i residenti nei quartieri San Lazzaro, Crocetta e Modena est. Il progetto è stato illustrato dal Sindaco e dal Presidente dell’Azienda Usl. La struttura sorgerà in via Fanti. Disporrà di 50 laboratori sistemati su quattro piani. Il costo, preventivato in sei milioni, sarà a carico dello Stato e della Regione. Fra medici e infermieri gli operatori saranno ottanta. Dopo la presentazione della Casa della Salute è stata annunciata la costruzione della sede del Sert. Da tempo il Servizio dipendenze patologiche funziona in un edificio del centro. I residenti in via Sgarzeria e dintorni da anni chiedono che sia rimosso. La presenza quotidiana di tossicodipendenti e  di spacciatori crea disagi e risse. L’Usl ha un progetto. La sede sarà costruita in via Nonantolana al posto di un vecchio immobile che sarà abbattuto. Costo previsto: un milione e mezzo.

Commozione e solidarietà per le vittime degli attentati a Bruxelles. All’arrivo delle prime notizie dalla capitale belga un presidio spontaneo si è formato in piazza Grande. “Sono giorni bui per tutti, credenti e non credenti, cristiani e musulmani – ha detto l’arcivescovo Erio Castellucci –. Attraverso il dialogo cerchiamo di costruire ponti, non muri”.

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