Settegiorni rubrica di Voce del 7 marzo 2019

Prendete un anziano di Carpi che abbia vissuto la seconda metà del XX secolo, prima di inoltrarsi nella prima del XXI. Mostrategli il video di  un ventenne attivista di centro destra davanti al passaggio a livello di Cibeno che denuncia, con giovanile baldanza e fresco entusiasmo, l’anacronismo di quelle sbarre abbassate a produrre file di auto inquinanti. A che cosa gli verrà da pensare? Forse ai cicli che secondo Giambattista Vico sono impressi nel fluire dei secoli. O all’instancabile ritorno dell’uguale che Friedrich Nietzsche fissò nella “Gaia Scienza” con la metafora del demone che sussurra all’uomo “Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte”. Oppure, scendendo dalla montagna di Zarathustra fino all’asfalto di via Roosevelt immerso in una nuvola ristagnante di biossido di carbonio, penserà di chiedere i diritti d’autore per la definizione di “condomini a gas” scomodata da quel giovane, ma che lui aveva già affibbiata trent’anni prima agli edifici eretti nei pressi dei binari. Alla fine si scoprirà a meditare che i climi elettorali almeno a questo, servono: a rispolverare antichi ricordi e a sentirsi ancora vivi. In attesa che passi il treno. 

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