Settegiorni del 29 novembre

Uno si chiede: possibile che la Francia della grande  Rivoluzione del 1789 con la quale popolo e borghesia  di Parigi sovvertirono l’Ancien régime; o di quella più  piccola del 1830 del popolo parigino che rovesciò l’ultimo  re dei Borboni; o ancora della popolazione che a  Parigi diede vita alla Comune del 1870, innalzando  per la prima volta la bandiera rossa: possibile, dicevamo,  che ora, indossati i gilet gialli, insorga per un aumento  del costo del gasolio? Anche i commentatori, qui da noi,  non sanno bene come interpretare il fenomeno. C’è chi  ne vede protagonisti ceti solitamente estranei alla politica,  un popolo, assimilato a quello dei nostrani “forconi”,  organizzatosi sui social, unito dall’ostilità alle èlite,  quelle vezzeggiate da Macron e dei cui scrupoli ecologici  (aumentare il costo del gasolio per diminuirne l’utilizzo  e preservare l’aria) i manifestanti si infischiano allegramente.  O, al contrario, c’è chi, come Flavia Perina sulla  Stampa, li considera i 60/70enni, esponenti dell’ultima  generazione che abbia mai vissuto l’impegno politico,  borghesi assimilabili a quelli che hanno dato vita ai  raduni senza bandiere di Roma o Torino. In attesa di  ulteriori apporti, guardiamo a una costante della storia  francese: i movimenti nati, come questo, nelle province  e in opposizione a tutto quel che rappresenta Parigi (il  governo centrale, gli intellettuali, la borghesia) hanno  sempre avuto qualche cosa di reazionario, si chiamassero  jacquerie contadina o Vandea.  

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