Uno si chiede: possibile che la Francia della grande Rivoluzione del 1789 con la quale popolo e borghesia di Parigi sovvertirono l’Ancien régime; o di quella più piccola del 1830 del popolo parigino che rovesciò l’ultimo re dei Borboni; o ancora della popolazione che a Parigi diede vita alla Comune del 1870, innalzando per la prima volta la bandiera rossa: possibile, dicevamo, che ora, indossati i gilet gialli, insorga per un aumento del costo del gasolio? Anche i commentatori, qui da noi, non sanno bene come interpretare il fenomeno. C’è chi ne vede protagonisti ceti solitamente estranei alla politica, un popolo, assimilato a quello dei nostrani “forconi”, organizzatosi sui social, unito dall’ostilità alle èlite, quelle vezzeggiate da Macron e dei cui scrupoli ecologici (aumentare il costo del gasolio per diminuirne l’utilizzo e preservare l’aria) i manifestanti si infischiano allegramente. O, al contrario, c’è chi, come Flavia Perina sulla Stampa, li considera i 60/70enni, esponenti dell’ultima generazione che abbia mai vissuto l’impegno politico, borghesi assimilabili a quelli che hanno dato vita ai raduni senza bandiere di Roma o Torino. In attesa di ulteriori apporti, guardiamo a una costante della storia francese: i movimenti nati, come questo, nelle province e in opposizione a tutto quel che rappresenta Parigi (il governo centrale, gli intellettuali, la borghesia) hanno sempre avuto qualche cosa di reazionario, si chiamassero jacquerie contadina o Vandea.
28 Novembre 2018
Settegiorni del 29 novembre
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