Settegiorni del 23 aprile

E ti pareva che qualcuno, infischiandosene di due mesi di appelli all’unità nazionale e alla coesione di fronte al nemico invisibile, non tirasse fuori la storia del 25 Aprile e della Festa della Liberazione che divide? L’ha fatto, questa volta, neanche fossimo ancora nel film “Don Camillo e l’onorevole Peppone” del 1955, contrapponendo la canzone del Piave che è un glorioso inno di orgoglio nazionale a quel canto di gioia liberata che è “Bella ciao”. Là c’erano soldati in marcia per opporre l’ultima, decisiva resistenza al nemico lungo la sponda di un fiume, sapendo che dietro quel fronte avevano con sé un intero paese. Qua, dalle parti di “Bella ciao” ci sono piazze festanti, dopo che quel fronte, che si era insinuato dappertutto, attraversando città, paesi, campagne e perfino famiglie, divise dalle ideologie, era stato cancellato. Facendoci tornare a essere un unico popolo, variegato, composito, anarcoide, certamente, e con tante idee diverse, ma libero di esprimerle. 

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