Settegiorni, su Voce digitale del 16 settembre

Uno, due, tira! Uno, due, tira!” A sentire, da bravi umarell, l’urlo scandito da uno degli operai inerpicati a quaranta metri di altezza sul ponteggio che ingloba la cupola di San Nicolò, impegnato con i colleghi a rimuovere i teloni che ne hanno fin qui protetta la copertura, si percepiva il senso di un lavoro che procede, passo dopo passo, con la pazienza e l’umiltà richiesta dalle grandi opere. E in un silenzio alacre che faceva da contrappunto alle querule punzecchiature partite da un profilo social sul ritmo rallentato dei lavori, sui teli anneriti, sull’andare e venire di operai che prima si vedevano e ora non più, sul cantiere chiuso... Giganti, quegli operai, ricostruttori di cattedrali, contro il bisbiglìo delle comari.

Non è sfuggito nemmeno a noi, ovviamente, quel titolo acchiappavendite riferito a uno stupro, apparso nella locandina di sabato 10 settembre della Gazzetta di Carpi. Certo, se i compilatori avessero fatto più attenzione, precisando che l’episodio era accaduto a Modena, avrebbero tolto a una collega giornalista – che ha ammesso di non aver neppure letto l’articolo cui il titolo si riferiva – il divertimento di accostare sul proprio profilo social, con una serie di “dico e non dico”, quella locandina alla pagina di Voce aperta dal quesito “Ma davvero Carpi è insicura per le donne?”. Fortunatamente un lettore di quel profilo ha provveduto poi, senza che questo abbia indotto l’autrice a rivedere il proprio post, a riferire l’episodio nei suoi giusti termini, criticando anche l’allarmismo e l’ambiguità con cui è stato riportato. E dimostrando come l’onestà intellettuale nella comunicazione non sia prerogativa dei giornalisti