Settegiorni, su Voce digitale del 22 luglio

Ci sono foto che valgono più di mille discorsi. Come quella che ritrae il Cavaliere, mano nella mano con la sua bella, stravaccato in poltrona, il volto incartapecorito e tutto intorno una corte venerante di parlamentari ed esponenti di partito disposti a pendere dalle sue labbra il giorno del definitivo no alla fiducia a Draghi. Un mammasantissima della mafia sicula non avrebbe saputo far di meglio per trasmettere un’idea del proprio potere.

 

Il Comune stanzia una somma per ripulire i graffiti che imbrattano il passo degli Sbirri: e tutti – compresa Fratelli d’Italia – a commentare: ma non sarebbe meglio che pagassero i colpevoli, visto che i loro nomi sono stati segnalati alla Procura? E chi dice che non sia così e che il Comune, effettuati i lavori, non presenti il conto? Solo che deve presentarlo alle persone giuste, colte sul fatto, magari grazie alla videocamera installata proprio lì. Serve una sentenza, insomma, che impiegherà ancora tempo. Ci si stupisce che l’Amministrazione intanto provveda?

 

 

“Ma dove sono finiti i milioni di cicale che fino a due legislature fa frinivano nel verde urbano di Carpi?” si chiede una lettrice in una lettera a un organo di stampa locale. Il pensiero corre inevitabilmente a Pier Paolo Pasolini, quando scriveva che “a causa dell’ inquinamento dell’aria e soprattutto, in campagna, a causa dell’inquinamento dell’acqua (gli azzurri fiumi e le rogge trasparenti) sono cominciate a scomparire le lucciole”. Lui vedeva il fenomeno in una prospettiva epocale, come metafora del dissolversi del vecchio universo agricolo e paleocapitalistico. La lettrice, invece, perimetrando il presunto dissolversi del frinire delle cicale entro termini cronologici così definiti – “due legislature” – lo fa coincidere esattamente con le Giunte di Alberto Bellelli. Magari ci si poteva aspettare qualche cosa di più, dopo l'incipit poetico: la scomparsa delle cicale – ammesso e non concesso – meriterebbe colpevoli più distribuiti, rivolgimenti più profondi, cicli più vasti dell’avventura amministrativa di un Sindaco.