Settegiorni, su Voce digitale del 26 novembre

Uno spettro si aggira per la città: il bolscevismo anti supermercati. Si solleva, agguerrito e intransigente innalzando il rosso vessillo della rivolta ogni volta che si parla di un insediamento di punto vendita di media superficie. Anche quando – come nel caso del Conad – si tratta di un trasloco. Torme ribelli si riversano sui social rivendicando al Comune il diritto di opporre un No deciso e intransigente, in nome del potere assoluto del pubblico di inibire l'iniziativa privata. Non sappiamo quale assalto al palazzo d'Inverno, quale rovesciamento dello Stato di diritto abbia diffuso tanta certezza che se un'Amministrazione comunale non vuole, un supermercato non apre. Conosciamo però la motivazione: ce ne sono già troppi. Il che segnala una curiosa attitudine a preoccuparsi della bontà e dell'avvedutezza degli investimenti altrui: ma si sa, aggressivi nelle parole, i bolscevichi hanno però un cuore grande così.

Semmai, e restiamo in argomento, verrebbe da consigliare di preoccuparsi di come sono fatti i supermercati. E merita un peana la consigliera pentastellata che ha inchiodato il Comune alla mancata sanzione al supermercato Aldi per non aver piantato neanche un albero su quella spianata – l'ha chiamata proprio così – martellata dal sole che gli fa da parcheggio.

 

Panchine rosse e teatro illuminato dello stesso colore, per la Giornata contro la violenza. E' comprensibile l'alto valore simbolico. Ma si capirebbe ancora di più se fosse accompagnato dal non sottovalutare le denunce, dal farle seguire da provvedimenti drastici e anche da qualche azione di tipo psicologico sui maschi che maltrattano. Almeno come tratto finale del percorso: perché quello iniziale dovrebbe partire dalla scuola d'infanzia.