Settegiorni, su Voce digitale del 6 agosto

Nell'unica tragedia greca a sfondo storico, “I Persiani”, Eschilo presenta il re persiano Serse come un sovrano incapace di capire i confini entro i quali fissare i limiti della propria azione. E così tracotante e folle da offendere la sacralità delle acque propria della sua religione, imprigionando con un ponte di barche il braccio di mare dell'Ellesponto per poter invadere con il suo esercito la Grecia. Mal gliene incolse: il suo atteggiamento di sfida (ùbris) alle forze superiori della natura verrà punito dagli dei (némesis) con la sconfitta della sua flotta a Salamina e del suo esercito a Platea. Ecco i pensieri, intrisi di ricordi scolastici, che ci hanno assaliti dopo aver ascoltato al telegiornale i propositi di rilancio del ponte sullo Stretto di Messina. Certo, Draghi non è Serse e la prudenza non gli fa difetto. Da quelle parti, però, tra Scilla e Cariddi, è tutto un affollarsi di miti e divinità alle quali gli converrà rivolgere un pensierino, nell'accingersi a trasformare la Sicilia da isola a penisola.

Si può essere d'accordo con l'idea – che pare vivere un sussulto in Russia – di tornare al nome di Stalingrado, per la città di Volgograd, senza essere tacciati di stalinismo? La storia fomenta anche un'altra verità oltre a quella della destalinizzazione: “E' quel tipo di verità – scrive Giuliano Ferrara sul Foglio del 6 agosto – che la cancellazione delle vestigia del passato nega, perché non è in grado di riconoscerla, deve sostituire la favola ideologica alla robustezza realista del racconto epico”, per quella città, prosegue Ferrara, “...teatro di fabbriche, acciaierie e infrastrutture industriali in cui furono tirati i dadi della nostra libertà dal nazismo”. Varrebbe, la considerazione, anche per il servizio apparso su Dorando Pietri fascista e alla guida dei camion degli squadristi, di cui parliamo in altra parte di questo numero.

Voce digitale saluta: tornerà su smartphone, tablet e desktop dal prossimo 27 agosto.