Settegiorni, su Voce digitale del 6 maggio

Il massimo è essere accusati di censura da una cronista della tv russa Zvezda sospettata di essere una spia del Ministero della Difesa russo. Il fatto è che ha ragione. Perché infatti invitarla ai talk show televisivi in Italia, per interromperla dopo trenta secondi a causa dei suoi ragionamenti propagandistici? Non era forse immaginabile che avrebbe parlato di denazificazione dell'Ucraina, di finti massacri messi in scena solo per i media e che avrebbe negato i bombardamenti sulla popolazione civile? E allora o non la si invita o la si lascia parlare. Intanto perché la gente non è scema e capisce da sé il confine tra informazione e propaganda. E poi perché dovrebbe ormai essere chiaro che la figura del giornalista russo dissidente che la pensa esattamente come vorrebbero i suoi colleghi occidentali è merce rara, di questi tempi, in Russia.

Restiamo in tema: “Se serve vado a Kiev”, ha dichiarato con un certo sussiego, dati i precedenti, il leader del Carroccio. Ma dovrebbe servire a chi?

 

Torniamo a più modeste e casalinghe vicende. Per apprendere che un ex Sindaco di Carpi è stato designato alla presidenza del neonato Istituto per la valorizzazione degli aceti e dei condimenti italiani (Ivaci). Non pochi leoni di tastiera, sui social, hanno commentato la notizia riversando sul suddetto tutto il livore nutrito verso la classe politica globalmente intesa, neppure interrogandosi se magari la carica non sia puramente onorifica. E poi, dovrebbe essere consolatorio che un politico di lungo corso, anziché buttarsi, secondo un diffuso luogo comune, sulla pietanza, abbia preferito i condimenti.