Settegiorni, su Voce digitale dell'11 luglio

E che diamine, ci è scappato di pensare, leggendo certi commenti sui social alla notizia dell'arrivo l'11 luglio prossimo, al Campo di Fossoli della Presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen e del Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. Arrivano in città le due maggiori autorità istituzionali europee e si solleva un piccolo coro di sfottò, il più benevolo dei quali raccomanda la sedia (a tutte maiuscole, per chi non avesse colto il doppio senso) per la Presidente, per arrivare all'auspicio condiviso da molti che così asfaltino la Remesina – peraltro già asfaltata – o al prospettare una Anpi in fibrillazione per le prove generali di “Bella Ciao” eseguita al posto dell'“Inno di Mameli” (battuta scema, al pari dell'iniziativa di un parlamentare del Pd).

Lo sconforto nasce non tanto dalla volontà di qualche leone di tastiera di prendere le distanze politiche da due personalità che peraltro la pensano molto diversamente tra loro. E neppure dal constatare che dell'Europa, recovery fund incluso, a qualcuno interessa meno di niente. No, il fatto è che i commenti in questione segnalano la perdita anche dell'ultimo briciolo di orgoglio cittadino, di valore identitario, di senso di appartenenza e di fierezza municipale. Quello che mostravano i nostri padri e madri, nonne e nonni, pronti, senza timore di apparire provinciali, ad affollare piazze e strade le rare volte che un'autorità importante si degnava di transitare da queste parti. E quasi che qui si sia talmente abituati a siffatte, autorevoli prove di interessamento dei vertici europei verso la nostra realtà, da permetterci di mostrare indifferenza e snobistica superiorità. Non sono stati d'animo, questi, sui quali una città imbastardita dalla scomparsa del senso di sé possa pensare di costruire uno straccio di futuro.