La domanda, sollevata da più parti, su che cosa ci sia andata a fare la Premier a Cutro, non avendo sentito la necessità di rendere omaggio alle vittime, né di salutare i parenti, resta tuttora senza risposta. A meno che non abbiano ragione loro, la Premier medesima e il suo entourage, a sostenere che sono gli Italiani a volerli proprio così – duri e puri contro l’immigrato, oltre ogni sentimento di umana pietas – avendoli votati a maggioranza. Il che indurrebbe ad amare riflessioni sul famoso “Italiani brava gente” con il quale ci siamo spesso consolati delle nostre guerre perdute, dei nostri voltafaccia diplomatici, della nostra inaffidabilità.
Settegiorni, Voce del 17 marzo
Che cosa ricorda, in compenso, la baldanza rampante delle nuove giovani e dei nuovi giovani, per lo più nati nel decennio Ottanta, che sono stati portati alla ribalta dalla vittoria di Elly Schlein alle Primarie del Pd? Non si sa come dire, ma c’è qualche cosa di già visto, in quelle sicurezze esibite, in quella genericità affermativa e priva di ironia che vuole scrollarsi di dosso come polveroso vecchiume la patina dell’esperienza. Dove lo si è già visto, appunto? Ma certo, nei Cinque Stelle della prima ora, nelle loro certezze calviniste di portare aria nuova negli ambienti stantìi della politica. C’è una differenza: all’epoca era gente venuta direttamente da una comune quotidianità e trovatasi come catapultata di colpo dalla molla di Beppe Grillo nel circo della politica; con Schlein si fa largo una generazione che la politica la mastica da un bel po’. Là c’erano stati al massimo i meet-up; qui si avverte che un partito alle spalle, per quanto fracassato, lo avevano e aspettavano solamente il proprio turno.