Settegiorni, Voce del 10 marzo

Ha ragione chi ha fatto osservare che è in corso una sorta di disumanizzazione della figura del migrante. Prima c’è stato il famoso riferimento al “carico residuo” del Ministro dell’Interno; poi è venuto lo sballottamento di uno dei “carichi” in questione dal  Canale di Sicilia al porto di La Spezia e da qui, in treno, a Foggia; poi ancora  le lacrime versate dalla Premier a Bucha, in Ucraina, davanti ai peluche dei bambini vittime della guerra, e neanche una sui peluche della  spiaggia di Cutro; infine, l’accusa di  irresponsabilità ai genitori che, in fuga da guerre e fame, decidono di affidarsi al mare, mettendo a rischio la vita dei  propri figli. Sempre nella stessa ottica:  togliere al migrante ogni tratto che  possa suscitare commozione e umana condivisione. Dopo di che, una volta trasformato in mera quantità fastidiosa,  diventa più facile sbarazzarsene in qualunque modo. Non si capisce  se questa sia una precisa strategia della Destra di governo. O se le venga  naturale così. 

 

Rientriamo in città. “I grandi eventi sportivi in piazza Martiri al sabato mattina penalizzano non solo il commercio ambulante, ma anche il commercio in sede fissa che risente anch’esso della mancanza di clientela”. E’ un passaggio del duro comunicato con cui le Associazioni degli ambulanti polemizzano per i sette spostamenti del mercato nel corso del 2023 decisi unilateralmente,  sostengono, dall’Amministrazione comunale. Non entriamo nel merito della contesa su una inamovibilità dell’attuale mercato che rappresenta ormai l’unica certezza di eterno. Ci chiediamo solo se le Associazioni, così preoccupate circa le ricadute degli eventi sportivi del sabato in piazza Martiri sui commercianti in sede fissa, abbiano mai chiesto loro quanto si sentano davvero legati agli stessi destini degli ambulanti.