Il Rinascimento prossimo venturo, Soldi nostri

L’Italia, si sa, è una repubblica fondata sul piagnisteo. Inoltre l’ottica cui ci hanno abituato i mass media è quella tipicamente provinciale, per cui poco sappiamo di quel che accade realmente nel mondo. Logico quindi che molti si siano scandalizzati per le avventure di Matteo d’Arabia, che ha osato parlare colà, nel bel mezzo di un paese governato da un regime oscurantista, di un nuovo Rinascimento. In realtà egli ha semplicemente indossato le vesti del segretario fiorentino (ricordate il Machiavelli alla corte di Cesare Borgia, il Valentino?), ambasciatore, ora come allora, degli interessi della patria, oltre che suoi, naturalmente, visto il cospicuo gettone di presenza. Sembrava una boutade adulatoria, la sua, invece il tema del Rinascimento sarà davvero al centro dell’Expo di Dubai, dove sta per giungere addirittura la copia del Davide di Michelangelo (nella foto), rappresentante al tempo stesso del valore universa-le dell’arte italiana e della avanzata tecnologia che ha consentito la realizzazione di un perfetto duplicato. Già, perché, l’Expo sarà l’evento cruciale di quest’anno e rappresenterà per l’Italia una concreta occasione per imboccare il sentiero della crescita, tanto auspicato da Draghi, mediante la ripresa delle esportazioni. Mentre qui si discute del salvataggio di imprese decotte e di nuovi e antichi carrozzoni di stato, il mondo cammina, in alcuni casi assai veloce. E occorre non perdere il treno per Dubai.

Ho sott’occhio un libro recente, a cura di Maurizio Guandalini, che raccoglie contributi dei maggiori specialisti sul tema dei rapporti con le aree che promettono uno sviluppo delle relazioni commerciali. Sono stato attratto dalla fascetta editoriale che così recita, riprendendo il titolo: “Africa & Gulf. Il primo atlante della crescita nell’era del coronavirus”. Un libro che ogni imprenditore interessato all’export dovrebbe tenere sulla scrivania. Il sottotitolo specifica: “Al di là del mare, cooperazione e investimenti. Expo Dubai 2021”. Già perché da quei paesi, stando ai nostri mass media, arrivano solo barconi di profughi, ma la realtà è un po’ più complessa e offre molte opportunità a chi le sappia cogliere (come sta dimostrando l’interesse della Cina per l’Africa, ad esempio). Non ho qui lo spazio per recensire il volume, frutto della collaborazione tra l’Istud e Mondadori, ma garantisco della serietà dei contributi specialistici pubblicati, interessanti non solo per gli operatori economici, ma anche per chi desidera capire come va il mondo, al di là degli stereotipi che ci vengono propinati. Certo le difficoltà non mancano: si vedano le tensioni recentemente acuitesi tra l’Italia e la Turchia. In ballo ci sono gli interessi italiani in Libia, da un lato, dall’altro le difficoltà interne di Erdogan che, come sempre hanno fatto tutti i dittatori, cerca un nemico esterno per scaricare le tensioni altrove.

La Turchia è in una grave crisi economica e valutaria: la sua moneta si è svalutata del 50 per cento, i tassi di interesse hanno raggiunto il 19 per cento, Erdogan ha cambiato in poco tempo ben tre governatori della banca centrale. Questo spiega il suo nervosismo e il conseguente atteggiamento da gradasso: gli sgarbi alla von den Leyen (ovvero all’Unione europea), gli attacchi a Draghi (ovvero all’Italia), le rinfocolate tensioni con la Grecia, la riapertura della questione di Cipro e quant’altro. Ricordate l’Argentina, sull’orlo del fallimento economico già allora, al tempo della guerra delle Falkland? Le dittature in difficoltà seguono sempre il solito schema. Stupisce in ogni caso che qualche anima bella, fino a poco tempo fa, volesse la Turchia nell’Unione europea, in spregio alla storia, alla geografia e al buon senso. Il tema offre lo spunto per una digressione sugli investimenti in valuta: molti investitori italiani, allettati da rendimenti a due cifre di titoli offerti anche da organismi internazionali, e per ciò stesso sicuri, hanno acquistato obbligazioni denominate in valute dei paesi emergenti. Il risultato finale, nella migliore delle ipotesi è pari a zero, in quanto le succose cedole sono state praticamente annullate dalle perdite in conto capitale per la svalutazione monetaria. Come si suol dire in questi casi, non ci sono pasti gratis in economia...