Accoglienza e integrazione: punti di vista differenti

Molto interessante la relazione tenuta da Maurizio Ambrosini, docente di Sociologia delle Migrazioni all’Università di Milano, ospite dell’incontro “Dall’accoglienza all’integrazione: esperienze e prospettive” all’auditorium San Rocco. Il sociologo “non ha esitato a definire da Bar Sport molte delle convinzioni più radicate sull’immigrazione. Chiacchiere, insomma, luoghi comuni, spesso assecondati dai media, che non trovano riscontro nei dati”, così la cronaca di Voce on line. Vediamoli insieme dunque questi punti, seguendo la cronaca (quella del settimanale, più completa, si legge a pagina 17, ndr). 

“C’è per esempio la convinzione diffusa che l’Italia stia facendo fronte con affanno a una crescente invasione? Non è vero, i dati sono stazionari. In Italia ci sono 5 milioni di immigrati e quanto ai rifugiati non sono più di 170 mila, un terzo di quelli accolti dalla Francia, il 40 per cento di quelli registrati in Germania.” Beh, se cinque milioni vi sembran pochi… E’ poco meno del 10 per cento della popolazione, ma in certe zone la concentrazione porta a far sì che raggiungano il 25 per cento.

“Parlando invece di immigrati, la convinzione diffusa è che siano tutti in cerca di asilo, mentre per lo più cercano lavoro; che provengano soprattutto da Africa e Medio Oriente, quando prevale invece l’Europa (Romania e Albania ai primi due posti); che siano poveri, mentre in realtà emigra chi ha risorse, capacità, istruzione e contatti; che siano soprattutto maschi e musulmani, mentre sono più le donne e la religione maggioritaria è quella cristiana, visto che i musulmani sono meno di un terzo della popolazione straniera presente in Italia”. Già, cercano lavoro. Peccato che non ci sia nemmeno per gli Italiani. Quindi come sopravvivono? Mai sentito parlare di lavoro nero, di spaccio, di microcriminalità? Tutte invenzioni degli avventori del Bar Sport? Non sono poveri, hanno risorse? Ma allora perché li manteniamo – profughi e sedicenti tali – a oziare in albergo? I musulmani sono meno di un terzo degli stranieri? Quindi sono oltre un milione e mezzo, probabilmente due. Sono pochi? Sono integrati? Lo Stato è davvero in grado di controllare che nella comunità islamica, così numerosa, non vi siano infiltrazioni di fondamentalisti?

Giuste invece le considerazioni sul fatto che gli stranieri non solo li facciamo entrare noi, ma li andiamo addirittura a cercare (è il caso delle badanti, ma anche di tanta manodopera a basso costo, appetibile per certi settori dell’economia, dall’edilizia all’agricoltura). E anche il turismo costituisce una porta d’ingresso per l’immigrazione dato che si eliminano i visti d’ingresso per paesi quali la Cina, l’India, il Brasile e il Messico. I turisti però, se decidono di fermarsi in Italia, portano risorse e non vivono a scrocco alle spalle della comunità. Lo stesso dicasi per chi viene in Italia per motivi di studio, anzi è auspicabile che questo flusso aumenti. 

Lo studioso ha poi evidenziato che ci sono anche interessi politici: “gli stessi, per esempio, che hanno indotto il governo Berlusconi, in apparenza il più intransigente in fatto di immigrazione con il ministro Maroni, a togliere l’obbligo del visto per entrare in Italia a tutti i paesi balcanici e poi al Brasile, dati gli interessi economici in gioco. L’Italia oggi i visti li chiede solo per 50 paesi al mondo, su 200. Ecco perché l’idea che il nostro paese sia aggredito da un’invasione dal mare, con la complicità degli scafisti, andrebbe quanto meno attenuata: i canali di ingresso sono molti altri, e tollerati o addirittura voluti”. Grazie tante del suggerimento, ma ce ne eravamo già accorti. Il fatto è che l’impressione dell’invasione è creata proprio dalla propaganda di regime che ci ammannisce a mane e a sera, al Tg, immagini di barconi pieni di disperati. La stessa propaganda che ci ha martellato, sotto le feste di Natale, con i dati delle vittime dei naufragi nel Mediterraneo, circa 3 mila, come se fosse colpa nostra. Tacendo sul fatto che solo in Italia, per incidenti stradali, in un anno muoiono circa 3 mila 400 persone (257 mila i feriti) e che nell’Unione europea i morti per la stessa causa sono oltre 26 mila. Ma di questo nessuno parla, guai a disturbare gli affari dell’industria automobilistica. Per non parlare degli oltre 700 mila incidenti sul lavoro (con oltre mille morti), in Italia. Ve lo hanno mai raccontato i Tg all’ora di cena? E’ la stessa propaganda che tende ad accreditare come giusta la posizione dell’Italia, che non rispetta gli accordi di Dublino, non identifica i migranti e, furbescamente, cerca di rifilarli ai paesi del Nord Europa. I cattivi naturalmente sono gli altri che, per reazione alla nostra neghittosità, chiudono le frontiere determinando così il fallimento dell’area Schengen. Due paesi, Italia e Grecia, hanno un atteggiamento levantino, altri 26 sono contrari all’immigrazione indiscriminata: chi avrà mai ragione? La maggioranza o le anime belle? L’Italia non è un paese razzista, anzi è tradizionalmente accogliente: è il modo cialtronesco con cui è stata gestita (da tutti i governi) la politica dell’immigrazione a determinare le reazioni definite dallo studioso “da Bar Sport”.

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