Crisi: chi pagherà il conto?

La ripartenza dell’attività  produttiva farebbe  ben sperare, ma resta  pur sempre l’altro corno della  questione, sul lato della domanda.  A sostegno della quale  non bastano le iniezioni di  liquidità promesse da governo  e autorità monetarie, ma occorre  un radicale mutamento  dello spirito pubblico, tuttora  incline al pessimismo. È chiaro  che se restano difficoltà a  riprendere le vecchie abitudini,  dovute al permanere di  norme restrittive o più semplicemente  alla paura del virus,  i consumi non potranno  non risentirne. Pertanto l’ipotesi  di una forte contrazione  del Pil è più che giustificata.  A proposito di liquidità, argomento  da noi già affrontato  nelle scorse settimane, ha  suscitato stupore il fatto che  meno dell’un per cento degli  aventi diritto al prestito dei 25  mila euro abbia fatto domanda.  La spiegazione è semplice:  da un lato i paletti posti dalla  normativa hanno di fatto impedito  l’accesso a questa forma  di finanziamento, d’altro  lato è stata sovrastimata l’effettiva  necessità del prestito  dal momento che molte imprese  erano in grado di ricorrere  all’autofinanziamento.  

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