La ripartenza dell’attività produttiva farebbe ben sperare, ma resta pur sempre l’altro corno della questione, sul lato della domanda. A sostegno della quale non bastano le iniezioni di liquidità promesse da governo e autorità monetarie, ma occorre un radicale mutamento dello spirito pubblico, tuttora incline al pessimismo. È chiaro che se restano difficoltà a riprendere le vecchie abitudini, dovute al permanere di norme restrittive o più semplicemente alla paura del virus, i consumi non potranno non risentirne. Pertanto l’ipotesi di una forte contrazione del Pil è più che giustificata. A proposito di liquidità, argomento da noi già affrontato nelle scorse settimane, ha suscitato stupore il fatto che meno dell’un per cento degli aventi diritto al prestito dei 25 mila euro abbia fatto domanda. La spiegazione è semplice: da un lato i paletti posti dalla normativa hanno di fatto impedito l’accesso a questa forma di finanziamento, d’altro lato è stata sovrastimata l’effettiva necessità del prestito dal momento che molte imprese erano in grado di ricorrere all’autofinanziamento.
13 Maggio 2020
Crisi: chi pagherà il conto?
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