Chi temeva grandi sconquassi per l’insediamento del nuovo governo di destra-centro, sarà rimasto deluso. I provvedimenti assunti con la manovra economica si configurano infatti come la continuazione delle scelte del precedente governo. Ciò peraltro era facilmente prevedibile: prima di ottenere la nomina la Meloni ha fatto il giro delle sette chiese, ottenendo, prima ancora della fiducia del parlamento italiano, l’avallo degli Stati Uniti (come è noto nessuno, dal dopoguerra, può governare in Italia senza il beneplacito degli USA), dell’Unione Europea, della Nato e di quant’altri hanno voce in capitolo sugli affari di casa nostra. Si aggiunga la triste vicenda della premier inglese che, per aver fatto di testa sua, ha fatto crollare i mercati finanziari e la sterlina ed è stata quindi costretta a dimettersi dopo poche settimane dalla nomina, e si capirà perché Giorgia, saggiamente, ha deciso di accantonare il programma elettorale ed è rientrata subito nei ranghi. I mercati hanno apprezzato e sia la borsa che lo spread ne hanno tratto giovamento. Non potendo far nulla di diverso sul piano economico il nuovo governo ha cercato di caratterizzarsi giocando la carta dei temi identitari: la sicurezza, il contrasto all’immigrazione illegale, la difesa della famiglia tradizionale (anche se mamma Giorgia non è sposata) e così via; insomma la solita solfa. Aiutato, il governo, dall’incredibile caso Soumahoro, arrivato come il cacio sui maccheroni; e pensare che qualche anima bella, alla ricerca di un leader “esterno” aveva proposto il suo nome per la segreteria del PD! Fortunatamente sembra prevalere, nel PD, l’usato sicuro, il nostrano Stefano Bonaccini, da Campogalliano, che almeno vanta una positiva esperienza di governo in una regione che resta un simbolo della storica tradizione della sinistra riformista.
Il governo Draghi II, Soldi nostri
Anche in politica estera il governo prosegue la linea Draghi, condivisa dalla Meloni già quando era all’opposizione. Armi all’Ucraina fino al dicembre 2023, così ha decretato, e, aggiungo, soldi a quella sanguisuga di Zelensky, che ne chiede in continuazione agli Americani (che già si sono un po’ stufati di queste richieste) e all’Europa, che pure contribuisce generosamente. Insomma, sarà una guerra lunga, come tutte le guerre combattute da mercenari che, sulle guerre, ci campano, a spese delle popolazioni civili. Civili che gelano, nell’inverno ucraino, mentre Zelensky ci appare ogni sera in tv in maglietta a maniche corte: o sono immagini di repertorio, o chissà dove si trova realmente. La manovra di cui sopra è in continuità con la linea Draghi poiché cerca di comprare il sostegno dell’opinione pubblica alla guerra fornendo aiuti e compensazioni economiche a chi è danneggiato dalla politica contro la Russia. Però qui sta il punto debole poiché i ceti medi, i più danneggiati, in realtà non hanno ricevuto alcun sollievo. La politica dei bonus erogati a pioggia invece di sconti praticati in bolletta a fronte di consumi reali infatti sarà stata di più facile attuazione, ma i soldi non sono finiti a chi è stato danneggiato, bensì a una platea più vasta e, soprattutto, “altra”.
Faccio un esempio pratico: nella località dove mi trovavo in vacanza, a luglio, tutti gli aventi diritto in base a criteri reddituali hanno ricevuto il bonus dei 150 euro; piccolo particolare: nessuno colà usava il gas, per il semplice motivo che il paese non era servito dalla rete. Quanti altri casi simili si saranno registrati da Roma in giù? Non sarebbe stato più equo ridurre il prezzo del gas, sul quale in percentuale vengono calcolati tutti gli oneri accessori che incidono in misura pressoché equivalente in tutte le bollette? Anche la questione della tassazione dei sovraprofitti è stata mal posta. Cosa importa a me, consumatore, che lo Stato tassi le imprese del settore energetico se poi a me non torna nulla, dato che i benefici vengono redistribuiti ad altri? Avrei preferito che lo Stato avesse impedito il formarsi degli extra profitti, scontandoli dalle bollette. Anche la bollettazione mensile non sarà risolutiva: la quotazione del gas ha traccheggiato intorno ai 100 euro per tutto il mese di novembre, ma il giorno 30, giorno in cui si è presentato il letturista a casa mia per rilevare i consumi mensili, il prezzo, facilmente manipolabile con l’uso dei derivati, alla maledetta borsa di Amsterdam, è schizzato a 137. Sono pronto a scommettere che quello sarà il prezzo che troverò in bolletta. Considerate le reali e crescenti difficoltà economiche del cento medio, è quindi prevedibile che l’opposizione dell’opinione pubblica alla continuazione della guerra in Ucraina si allarghi vieppiù e non si limiti a chi, come me, è radicalmente pacifista, per principio Ribadisco quanto ebbi già occasione di scrivere su queste colonne nella scorsa primavera: «Si sa che ogni guerra termina con un trattato: meglio fare pace subito o dopo innumerevoli lutti e distruzioni?».