Ursula, la Walkiria, nel discorso al Parlamento europeo, ha assicurato che l’Europa, con l’Ucraina, vincerà la guerra contro la Russia. Dichiarazione assai impegnativa, che presuppone che l’Unione europea sia, anche formalmente, in guerra contro la Russia. Dal Cremlino, nessuna reazione, segno della considerazione nella quale è tenuta l’elegante signora gialloblù vestita. La frase, pronunciata da altri, avrebbe subito fatto alzare in volo i bombardieri strategici russi, dotati di armamenti nucleari, e puntare i missili ipersonici contro le capitali occidentali. I Russi, invece, incuranti di queste roboanti affermazioni pronunciate da una imbelle signora, pazientemente, aspettano il loro migliore e storico alleato: il generale Inverno. Viene il dubbio che i nostri governanti, al pari di Ursula, non abbiano mai letto un libro di storia o anche semplicemente un romanzo, come Guerra e pace, o non abbiano mai visto un film o un documentario sulle varie ritirate di Russia. Mai sentito parlare di Napoleone, di Hitler, della sorte dell’Armir? O della guerra di Crimea, che vide i bersaglieri inviati da Cavour in aiuto a Francia, Inghilterra e Turchia alleate, poi vittoriose, contro la Russia? Ohibò, ma allora si scoprirebbe che la Crimea era russa, non ucraina… Cavour aveva un obiettivo politico: ingraziarsi Napoleone III per ottenere il suo aiuto in Italia contro l’Austria, come poi avvenne, col guadagno della Lombardia ai Savoia. Qual è, oggi, l’obiettivo di Draghi nel compiacere l’America nello scontro per procura che sta avvenendo in Ucraina?
In attesa del generale Inverno, Soldi nostri
Il governo italiano, con quello inglese, è stato il più zelante sostenitore della causa di Zelensky, ma l’Italia è anche il paese più penalizzato dalla politica ostile alla Russia. Riusciremo a scavallare l’inverno senza che scoppino tensioni sociali insostenibili? In altri paesi, come la Repubblica Ceca e la Germania, si sono già verificate manifestazioni di massa sulla questione del prezzo del gas, in Italia, tutto tace nell'atmosfera sospesa che precede la competizione elettorale. Quando è stato scelto l’invio di armi all’Ucraina, invece di tentare seriamente una strada diplomatica, da sempre auspicata, ad esempio, dal papa, si sono considerate adeguatamente le conseguenze cui sarebbe stato esposto il popolo italiano? È stato messo in conto il possibile razionamento dei consumi energetici durante l’inverno? È stata considerata l’oggettiva difficoltà delle imprese industriali e commerciali? Sono stati messi in conto gli effetti sull’inflazione? In altri termini, i nostri governanti sapevano quel che facevano? Qualcuno, come il ministro degli Esteri Di Maio o quello alla Transizione ecologica, Cingolani, mi pare proprio di no. Ma Draghi, il Migliore? Un funzionario al servizio del capitale monopolistico, dedito allo smantellamento definitivo di quel che resta del ceto medio, nella migliore delle ipotesi, o solo un lacché di Biden, nella peggiore?
Già, perché non si è compreso quale sia il vantaggio dell’Italia nel caso in cui l’Ucraina riesca nell’intento di recuperare la Crimea (peraltro territorio russo da oltre tre secoli). Umiliare la Russia per compiacere gli Usa? Sempre che la controffensiva riesca. E poi, come vorrebbe Ursula, portare nell’Ue in tempi brevi l’Ucraina: non ne abbiamo abbastanza infatti dei problemi che ci danno Polonia e Ungheria, ma anche i Baltici e, in generale, tutti quei paesi già appartenenti al Patto di Varsavia troppo frettolosamente inglobati, ai tempi di Prodi, nell’Unione europea. Intanto l’inflazione galoppa e le banche centrali si vedono costrette ad aumentare i tassi di interesse, il che provoca la caduta a precipizio del valore delle obbligazioni in circolazione e un forte ridimensionamento dei listini azionari (il picco, al ribasso, è atteso per metà ottobre); anche la liquidità risulta penalizzata dalla diminuzione del potere d’acquisto della moneta, fortemente svalutata contro il dollaro. Il rialzo dei tassi, peraltro, rispetto a quanto è avvenuto negli anni Settanta, trova un limite nel forte indebitamento pubblico: tassi veramente adeguati all’inflazione sarebbero insostenibili. Insomma, l’Europa, e l’Italia in particolare, soffrono e l’America ci guadagna (tra l’altro ci venderà il gas a un prezzo assai maggiore dei Russi). Anche gli Inglesi, dopo la Brexit, non se la passano bene; è crollata la sterlina, nei confronti del dollaro, e l’inflazione è alle stelle; inoltre là fa già freddo: basteranno i solenni funerali della regina, il cui cerimoniale evoca fasti imperiali, a risollevare il morale e il prestigio della nazione?