Piatto ricco, mi ci ficco, rubrica Soldi Nostri del 10 dicembre

a surreale discussione sul Mes e le manovre per far cadere il governo Conte, o andare almeno a un rimpasto, trovano un’uni-ca spiegazione: sta arrivando una valanga di soldi e molti ambirebbero spartirsi la torta. Sommando ai denari già stanziati dal governo, oltre 100 miliardi, i 200 dell’Unione Europea, cui si aggiungono altri 100 miliardi di prestiti della Bei e più di 30 del Mes con finalità di sostegno della spesa sanita-ria si arriva a poco meno di 450 miliardi, una somma mai vista nella storia dell’Italia repubblicana. Dopo anni, anzi decenni, di austerità, per i partiti, di governo e di opposizione, si prospetta un banchetto ricchissimo ed è ovvio che molti abbiano già impugnato le posate e indossato il bavaglino. É dai tempi del craxismo che non si presenta una simile occasione. Preoccupa però che oltre alle brame spartitorie delle forze politiche non si profili all’orizzonte uno straccio di progetto su come investire proficuamente questo fiume di denaro a favore della collettività. Si discute di poltrone, di organigrammi, di cabine di regia, ma non di progetti e di bisogni reali, salvo gli interventi immediati d’emergenza a parziale sollievo delle categorie colpite dalla crisi conseguente alla pandemia. L’attuale classe dirigente sarà in grado di attuare le riforme necessarie a modernizzare il paese? La borsa sembra crederci, visto il poderoso rimbalzo avvenuto nel mese di novem-bre, anche sulla scorta delle notizie relative al vaccino e all’elezione di Biden alla Casa Bianca. Intanto, nonostante il diluvio di quattrini in arrivo, che ancora nessuno sa come spendere proficuamente, c’è chi insiste nella proposta della patrimoniale. L’emendamento infatti è stato ripresentato da Orfini (Pd) e Fratoianni (Leu), ed è stato ammesso, quindi ora si fa sul serio. Sull’esempio di quanto accade in Argentina, dove il Senato ha approvato una patrimoniale che parte però da basi ben più alte rispetto alla proposta italiana: l’equivalente, in pesos, di due milioni di euro rispetto ai 500 mila qui ipotizzati. Ma se in Argentina il provvedimento può avere qualche giustificazione, per la storia pregressa di questo sfortunato paese, ripetutamente andato in default, per noi, che abbiamo l’ombrello fornito dall’Unione Europea e dalla Bce non ha proprio senso. Salvo che non si voglia leggere un intento punitivo nei confronti della ricchezza motivato unicamente da un’av versione ideologica. È stato stimato infatti un gettito di soli 18 miliardi, la metà del Mes sanitario che ci si ostina a non volere. A fronte di ciò si rischia, sul piano internazionale, l’equiparazione all’immagine di un paese sudamericano ripetutamente fallito, certo non un modello da seguire ma, soprattutto, si rischia di incoraggiare la fuga dei capitali all’estero, che solitamente prelude poi al default. La fiducia, nell’ambito finanziario, è fondamentale per la tenuta del sistema e ogni stormir di fronde che la mette in discussione comporta rischi molto elevati. Insistere per motivi ideologici sulla patrimoniale (che peraltro già esiste e colpisce sia gli immobili che gli investimenti finanziari) in questo frangente è da irresponsabili. Anzi, per sbloccare gli investimenti, nell’era dei tassi a zero, bisognerebbe abolire le patrimoniali oggi esistenti che oggettivamente hanno un carattere espro-priativo, data l’assenza di rendimenti. Solo così, forse, finirebbe lo “sciopero” degli investitori che preferiscono tenere disponibilità liquide sui conti correnti piuttosto che acquistare titoli forieri solo di rischi, spese e tasse anziché di cedole. Le disponibilità liquide infatti continuano a salire; curiosamente si registra quasi una sostanziale equivalenza tra i denari spesi dal governo e l’incremento dei depositi bancari: viene il dubbio che i soldi siano finiti a chi non ne aveva realmente bisogno (tipico il caso di chi ha ricevuto il reddito di cittadinanza pur lavorando in nero, per fare solo un esempio, ma la casistica è certamente assai più ampia, vedasi il bonus erogato persino ai notai, nella prima fase degli aiuti per la pandemia, e via discorrendo). Sui mercati, da segnalare, oltre alla tenuta delle borse, l’indebolimento del dollaro e dell’oro. Presto sarà possibile reinvestire in queste asset class allo scopo di diversificare. Per l’anno prossimo invece si prevede una rotazione di portafogli che dovrebbe com-portare un indebolimento dell’obbligazionario. Meglio quindi provvedere per tempo.

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