Si naviga a vista, rubrica Soldi Nostri del 4 giugno

Dalla finanza e dall’economia reale arrivano segnali contraddittori. Al piagnisteo universale che ci propinano i media, forse amplificato al fine di suscitare la compassione dei partner europei, si contrappongono dati che vanno in direzione opposta. La crisi è certamente reale per alcuni settori, turismo in primis, con l’indotto relativo, ma non tutto il Paese si è bloccato. Anche nel periodo della più stretta clausura, persino in Lombardia, migliaia di imprese hanno continuato a produrre, ottenendo le autorizzazioni in deroga concesse dalle prefetture (e forse è anche per questo che il contagio stenta ad esaurirsi in quella regione). Insomma, oltre a milioni di cosiddetti “garantiti” (dipendenti pubblici e pensionati) molti dipendenti del settore privato hanno continuato a percepire stipendi regolari (banche, assicurazioni e industrie che non hanno chiuso i battenti). Al tempo stesso costoro hanno avuto minori opportunità di spesa, data la paralisi del commercio, dei viaggi e della ristorazione. Risultato? I depositi bancari, durante la quarantena, sono aumentati di 30 miliardi. Non so se nel computo siano da includere, oppure da aggiungere i 14 miliardi di Btp Italia sottoscritti nel frattempo e i miliardi affluiti ai fondi di investimento, ma in ogni caso non mi pare che questo sia esattamente il ritratto di una nazione ridotta in miseria. La borsa di Milano peraltro si dimostra euforica, avendo superato di slancio quota 18.000 sulla notizia dell’arrivo di fondi europei. Qui però bisogna fare attenzione: siamo sui massimi di periodo, anzi un doppio massimo, presagio di ritracciamento, inoltre siamo in ipercomprato e i volumi, sulla salita dell’indice, sono sempre stati bassi, cosa che notoriamente facilita le manipolazioni dei prezzi. Quindi la cautela è d’obbligo. Anche perché solo in autunno sapremo come stanno veramente le cose, ovvero se l’estate ci avrà riportato un minimo di normalità, come tutti speriamo, o se avremo la temuta ondata di ritorno del virus. Troppo presto per prendersi dei rischi. Anche l’euforia dovuta alle aspettative di aiuti dall’Europa forse è prematura. Molte sono le condizionalità, più esiguo del previsto l’effettivo importo delle somme a disposizione (molto riceveremo, ma quasi altrettanto dovremo dare: pare che la differenza tra il dare e l’avere, alla fin fine, sia di soli 17 miliardi a nostro favore). E poi i tempi: solo nel 2021 arriveranno questi soldi, quindi campa cavallo… mentre sui 36 miliardi del Mes, già disponibili, c’è chi si permette di fare lo schizzinoso, temendo controlli da parte dei prestatori. Controlli più che auspicabili, invece, anzi, santi e benedetti, visto come si spreca il pubblico denaro alle nostre latitudini (il reddito di cittadinanza assegnato ai boss della ‘ndrangheta è solo un esempio). Inutile scandalizzarsi perché un periodico olandese dedica all’Italia una copertina in cui si vede un fannullone sdraiato al sole mentre gli altri lavorano: è un ritratto verosimile visto che nel Bel Paese sono milioni coloro i quali vivono a scrocco, non da ora, per la verità. 

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