Verso un mondo peggiore

Durante le passate festività  anziché veleggiare verso  mete esotiche ho viaggiato  nelle campagne di Lombardia  approfondendo la conoscenza del  territorio. Mi ha colpito, anzi direi  impressionato, lo stato di degrado  di molte corti rurali, anche  di pregio architettonico, ormai  condannate all’abbandono dalla  impossibilità di ridare ad esse una  funzione economica e sociale, o  anche solo abitativa, a seguito  delle trasformazioni avvenute  nell’agricoltura che le hanno rese  irrimediabilmente obsolete. Oltre  all’amarezza per la perdita di un  patrimonio culturale che ha caratterizzato  per secoli il paesaggio  della pianura Padana ho considerato  anche l’aspetto economico:  chi ha costruito quegli edifici ha  investito ingenti capitali pensando  di ottenerne un ritorno nel  lungo periodo mentre nell’arco di  poco più di un secolo (se si escludono  alcune corti edificate tra il  Cinque e l’Ottocento, la maggior  parte dei “loghini” è stata costruita  ai primi del Novecento, dopo  le grandi opere di bonifica) ha  visto svanire il frutto del proprio  investimento (in senso figurato:  in realtà sono gli eredi che sono  rimasti con un pugno di mosche  in mano). Prendo il discorso da  lontano, dalla campagna, per  arrivare alla città. 

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