Durante le passate festività anziché veleggiare verso mete esotiche ho viaggiato nelle campagne di Lombardia approfondendo la conoscenza del territorio. Mi ha colpito, anzi direi impressionato, lo stato di degrado di molte corti rurali, anche di pregio architettonico, ormai condannate all’abbandono dalla impossibilità di ridare ad esse una funzione economica e sociale, o anche solo abitativa, a seguito delle trasformazioni avvenute nell’agricoltura che le hanno rese irrimediabilmente obsolete. Oltre all’amarezza per la perdita di un patrimonio culturale che ha caratterizzato per secoli il paesaggio della pianura Padana ho considerato anche l’aspetto economico: chi ha costruito quegli edifici ha investito ingenti capitali pensando di ottenerne un ritorno nel lungo periodo mentre nell’arco di poco più di un secolo (se si escludono alcune corti edificate tra il Cinque e l’Ottocento, la maggior parte dei “loghini” è stata costruita ai primi del Novecento, dopo le grandi opere di bonifica) ha visto svanire il frutto del proprio investimento (in senso figurato: in realtà sono gli eredi che sono rimasti con un pugno di mosche in mano). Prendo il discorso da lontano, dalla campagna, per arrivare alla città.
4 Febbraio 2020
Verso un mondo peggiore
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