“Equitalia andrebbe denunciata per istigazione al suicidio”. Per questa frase, divulgata attraverso un video, un disoccupato è stato querelato con l’accusa di diffamazione. La vicenda risale a mesi fa, quando presidente dell’agenzia che incassa le tasse per conto dello Stato era Attilio Befera. Il querelato ha invocato la libertà di pensiero. Niente da fare; la causa va avanti. Befera non recede. Il querelato ha risposto con azioni di protesta. Ha portato una bara all’ingresso del palazzo di giustizia. Poi ha iniziato lo sciopero della fame e della sete. Per giorni e notti è rimasto in piedi nel centro di piazza Mazzini con le manette ai polsi e con un eloquente cartello:”Quanto vale la vita di un uomo per Equitalia”? Manette e cartelli sono comparsi anche dinanzi al tribunale. Li hanno portati sostenitori del contestatore poco prima che iniziasse l’udienza. Il querelante e il querelato si sono dati battaglia. Per Befera non è tollerabile che sia definito mafioso un ente dello Stato che opera per lo Stato. Invece per il querelato Equitalia applica tassi da usura come fanno le mafie. “A pensar male si fa peccato, però a volte ci si azzecca”. E’ una frase celebre attribuita a Giulio Andreotti. Come la penseranno i giudici? Si saprà fra due mesi.
7 Aprile 2016
Se a querelare è Equitalia
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