Il primo trimestre del 2022, dal punto di vista finanziario, è stato il peggior trimestre degli ultimi 40 anni se si considerano insieme le performance delle azioni e delle obbligazioni. Come ho più volte ribadito in passato, prima o poi tutti i nodi sarebbero venuti al pettine e quindi, di fronte alla più grande stampa di moneta finanziaria della storia americana e mondiale, gli investitori si sarebbero trovati a fare i conti con la realtà dei fatti. E come preannunciato in tempi non sospetti ci saremmo dovuti aspettare un calo in contemporanea dei prezzi delle azioni e delle obbligazioni che purtroppo si sta realizzando proprio a partire dal 2022. Che cosa sta succedendo? Sulla scia di un tasso di inflazione americano sempre più marcato e che si è ulteriormente accentuato con il conflitto Russia-Ucraina, portandosi ad livello intorno all’ 8.5 per cento come non accadeva dagli anni Ottanta, ora il mercato sta facendo i conti con un sistema finanziario stretto tra una triplice bolla finanziaria: quella dei titoli obbligazionari, quella dei prezzi azionari e infine dei prezzi immobiliari. E così, mentre la prima bolla sta già scoppiando e facendo scendere in modo accentuato e quasi verticale i prezzi dei bond americani ed europei, cancellando anni di performance, per chi è rimasto a guardare (la campanella per uscire non suona mai sui mercati finanziari), la seconda e la terza, più strettamente collegate, sono prossime a poterlo fare, nei mesi a venire, dal momento che la Banca Centrale Aamericana “sorpresa” da un’inflazione ben oltre le proprie stime e ormai non più così temporanea nonostante si ostinasse a dirlo fino alla fine del 2021, probabilmente si troverà costretta ad accelerare il processo di rialzo dei tassi di interesse e a farlo in modo marcato.
Che cosa possiamo ancora rischiare di fronte a questa ipotesi? Se questo scenario prenderà piede nel prossimo futuro, bisognerà allacciare le cinture di sicurezza perché tanto più i tassi si alzeranno e tanto più scenderanno i titoli obbligazionari ma prima o poi anche il rischio di credito risalirà in modo più pronunciato, le condizioni di rifinanziamento bancario diverranno sempre più onerose e con maggior difficoltà nell’erogazione, gli investimenti aziendali caleranno, la disoccupazione tornerà a salire e di conseguenza i consumi subiranno una contrazione e in questo modo il cerchio si chiude con l’avvento di una recessione economica: un mix micidiale che potrebbe scatenare uno shock finanziario, producendo un calo importante dei prezzi azionari e immobiliari. Per avvalorare e confutare questa tesi finanziaria possiamo prendere un ottimo spunto dall’analisi del Modello Reverse della Fed che, come nel grafico allegato, ci fa capire della grande difficoltà in cui si ritrova il suo comitato nel dover risistemare una bolla che la stessa Banca Centrale americana ha creata negli anni con la più grande finanziarizzazione della storia economica. Eppure, come accadde nel 2000 con la bolla dot. com, la famosa bolla di internet, gli artefici di queste situazioni riescono poi a trovare il modo per scaricare la responsabilità su un evento che si realizza sui mercati finanziari, secondo il vecchio proverbio per il quale “a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”, Continuando con l’analisi del modello Reverse della Fed si deduce che sommando il rendimento delle azioni dell’indice SP500 (prezzo/ utili), oggi pari al 4.4 per cento, con il rendimento del t-note dieci anni, oggi pari al 2.8 per cento, si ottiene un rendimento complessivo del 7.2 per cento. Mettendo a confronto questo rendimento accumulato con l’attuale tasso di inflazione americana pari all’ 8.5 per cento si registra con rendimento reale negativo, pari a meno 1,3 per cento, tenuto conto del tasso inflattivo così elevato. L’aspetto davvero sorprendente è dovuto al fatto che questo tipo di situazione non si è mai verificata dagli anni Sessanta ad oggi e come si vede dal grafico, la curva dell’inflazione incrocia e supera verso l’alto la curva del rendimento cumulato azioni SP500 più treasury dieci anni. Sembra quasi una profezia ma purtroppo è realtà, non fantascienza, e presto i mercati verranno messi a dura prova dalle scelte della Fed che ha il compito arduo di far ritornare il rendimento complessivo in territorio positivo. Questo status quo ci potrebbe anticipare che la Fed americana si troverà costretta ad alzare i i tassi molto velocemente e forse a farlo in modo un po’ brusco, tale da provocare prima o poi un forte rallentamento economico e che, come la logica vuole, si dovrebbe poi ribaltare sull’Europa e sul resto del mondo. Come potersi difendere di fronte a questo scenario? Premesso che ognuno si assume la responsabilità delle proprie decisioni finanziarie, il primo suggerimento è di anticipare gli eventi prima che sia troppo tardi e quindi può risultare saggio ridurre la componente azionaria, proteggere la componente obbligazionaria, come mix tra corporate, high yield e paesi emergenti, diversificare le valute forti contro l’euro e magari inserendo anche un po’ di oro. Il secondo suggerimento è quello di non improvvisarvi e farvi seguire in maniera professionale perché questa volta diversificare e poi stare ad aspettare potrebbe non bastare, dal momento che mai negli ultimi settant’anni ci siamo trovati di fronte a una triplice bolla, di obbligazioni, azioni e immobiliare. Investitore avvisato, investitore fortunato. Un sereno augurio di Buona Pasqua.
Nel grafico, confronto tra la somma del rendimento di azioni & obbligazioni e l’inflazione americana