di Elisa Paltrinieri
Ci sono brani musicali capaci di suscitare sin dai primi accordi una singolare emozione, perché usano un linguaggio che sembra parlare proprio di noi, delle nostre tristezze e delle nostre gioie. Sono brani in cui ci riconosciamo e con cui si crea “… una corrispondenza misteriosa che è il fascino più potente della musica e che spiega perché faccia tanta presa sul cuore umano” come scrisse Julienne Green nel suo romanzo “Adrienne Mesurat”. Questo è ciò che succede ascoltando il nuovo brano strumentale di Federico Truzzi dal titolo “I sent you a letter”, pubblicato sulle piattaforme online ma anche come bonus track in un vinile che raccoglie la sua produzione. È una composizione che ha avuto una gestazione lunga eppure fila via precisa, semplice, lineare. «L’idea è nata due anni fa – dice Federico che abbiamo raggiunto telefonicamente a Berlino dove si è trasferito da quattro anni - , volevo usare una macchina da scrivere come elemento ritmico, costruendo attorno a essa una storia». La scelta di un mezzo di comunicazione tanto vintage come una Olivetti Studio 45 risulta suggestiva, perché più di qualsiasi altro mezzo è in grado di evocare l’intimità di un dialogo. Infatti Truzzi voleva raccontare la storia di una persona che sta scrivendo una lettera a qualcuno che è lontano fisicamente, ma anche nel tempo; all’inizio questa persona è insicura, poi (dopo un piccolo break) le arriva una risposta, incoraggiandola ad avviare un dialogo più serrato e coinvolgente tra di loro.