Un breve documentario prodotto dall'Ausl ricorda le ripercussioni dell'evento sulla rete ospedaliera e dei servizi

Il decennale del sisma visto dalla parte della Sanità

Anche la Sanità locale, duramente provata dal sisma del 2012, ricorda quei terribili giorni a dieci anni di distanza. Lo fa attraverso un breve documentario che ripercorre quei momenti, quando pazienti, medici e personale sanitario dovettero abbandorare in fretta e furia i reparti ospedalieri, al Ramazzini, al Santa Maria Bianca e a Finale Emilia per "reinventarsi" in emergenza nuovi spazi ed assicurare l'assistenza sanitaria a una popolazione duramente colpita da un terremoto che causò morti, feriti e danni i quali ancora oggi, a distanza di dieci anni, non sono stati del tutto riparati.

"I timori - riassume l'Ausl in una nota di presentazione della sua iniziativa -, l’ansia, il lutto per chi non ce l’ha fatta, ma anche la straordinaria solidarietà e il gioco di squadra che la comunità ha messo in campo tra enti locali, servizio sanitario, forze dell’ordine e volontariato: sentimenti ed emozioni contrastanti che erano “negli occhi di tutti” e che ancora oggi rivivono ogni volta che la mente ritorna al 2012. Anche per ricongiungere, in una linea ideale, l’impegno costante dei sanitari in dieci anni talmente impegnativi da raccogliere oltre al sisma la difficile esperienza della pandemia, l’Azienda USL di Modena ha prodotto un breve documentario con le testimonianze di tre tra i tanti e diversi protagonisti di allora, che sarà lanciato venerdì 20 maggio, nel giorno della visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un video, intitolato appunto “Negli occhi di tutti”, che racconta quei giorni a partire dall’esperienza di chi, a diversi livelli della sanità – il territorio, le strutture per anziani, i medici di famiglia, l’ospedale – si è trovato a vivere quel momento storico rimboccandosi le maniche e, di fatto, facendo quello che sapeva fare".

 

"A seguito delle due scosse principali del terremoto - ricorda l'Ausl - fu necessario trasferire dagli ospedali circa 700 persone. La rete ospedaliera pubblica provinciale, inoltre, era passata da 2.450 posti letto attivi a circa 1.800. Le aziende sanitarie locali hanno rivisto in quel frangente le dotazioni e le priorità di ricovero, disponendo sospensioni dell’attività programmata e monitorando giorno per giorno la disponibilità residua di posti letto, operazioni poi messe in pratica anche in occasione della pandemia. Furono inoltre trasferiti oltre 1700 anziani non autosufficienti e disabili che erano ospitati nelle strutture protette danneggiate o si trovavano in residenze o abitazioni che dopo il sisma sono state giudicate non sicure". Per quanto riguarda l'ospedale Ramazzini, evacuato dopo la seconda scossa del 29 maggio, venne allestito nei pressi un punto medico avanzato che ha garantito continuità nell’assistenza sanitaria a tutta la zona. La prima area sanitaria a ripartire fu quella del Pronto soccorso. Poi tornarono nelle loro sedi la Dialisi e la Radiologia, la diagnostica ecografica e gli ambulatori di ostetricia oltre a quelli della pediatria. Da lì la progressiva riapertura dei vari reparti che è proseguita gradualmente fino all’anno successivo.

(Nella foto: il Pronto Soccorso del Ramazzini all'estito all'esterno dell'ospedale, dopo le scosse)