“Fieri di farne parte”: è così che la Gelateria Cortina ha annunciato sui social il proprio ingresso a partire dal 22 marzo scorso in “Senza Lattosio Fuori Casa”, un progetto promosso dall’associazione italiana latto-intolleranti (Aili). Già da tempo la gelateria carpigiana di via Maiella 29, condotta da Gino Chiodo e da sua moglie Florentina Necsulescu, proponeva prodotti senza lattosio, come ha sottolineato anche l’Aili su Facebook: “Da ben 15 anni alla Gelateria Cortina realizzano tantissime proposte artigianali idonee alle persone intolleranti al lattosio. Il proprietario Gino insieme a sua moglie porta avanti una realtà sempre attenta al cliente che ha fatto innamorare anche noi. Corri a trovarli!”. E, allora, ci siamo fatti raccontare direttamente dal titolare come sono andate le cose.
Gino, come avete ottenuto la certificazione da parte di Aili?
«Su suggerimento di diversi nostri clienti abbiamo contattato l’associazione, poi abbiamo frequentato un corso della durata di un mesetto, durante il quale ci sono state spiegate le regole da seguire. In realtà, noi eravamo pronti anche prima, perché già da tempo, oltre alle proposte per celiaci e vegani, proponevamo anche prodotti senza lattosio. Ci mancava solo l’ufficializzazione e ora con questa certificazione ce l’abbiamo; tra l’altro, si tratta di un riconoscimento a livello nazionale e dell’inserimento in un network europeo»
E ora cosa succede?
«Dal punto di vista dell’offerta è molto ampia: oltre ai gelati normali e a quelli senza lattosio, abbiamo panna montata senza latte, coni e crepe senza glutine, frappè senza lattosio, torte senza latte vegane oppure senza glutine né lattosio e così via. In più, in modo analogo a quanto accade con l’Associazione Italiana Celiachia (della quale siamo già associati) anche in questo caso esiste un’App specifica nella quale siamo stati inseriti e tramite la quale vengono segnalate tutte le attività in cui si possono trovare prodotti per latto-intolleranti. Fino ad ora in provincia di Modena si trattava perlopiù di supermercati ma, per quanto riguarda gli artigiani, c’erano ancora pochissime realtà e noi siamo fra queste»
È difficile trattare diverse tipologie di prodotti?
«Di certo ci vuole molta attenzione per far sì che i prodotti siano sicuri, ma basta un po’ di organizzazione. Per esempio, noi al mattino prepariamo i prodotti “particolari”, poi ci dedichiamo a quelli rivolti a chi non ha intolleranze. Questo ci permette di tutelare i nostri clienti. E la gente apprezza, non soltanto quella locale, ma anche da fuori. Già nel primo weekend sono arrivati in tanti, perché chi deve convivere con delle intolleranza è disposto ancora di più a spostarsi».